Domenica della Divina Misericordia

“in Albis depositis”

Diventare un modo di dire che resiste nei secoli è un destino bizzarro e talvolta poco lusinghiero. È quello che è successo al povero Tommaso, che ancora oggi è l’emblema degli increduli: «sei come Tommaso», ci siamo sentiti dire o abbiamo detto a qualcuno che voleva verificare di persona se quanto stavamo affermando corrispondeva al vero. Mancanza di fiducia? Forse no: quella di Tommaso è più un’ammissione di debolezza, di fragilità. È come se stesse chiedendo aiuto, è come se stesse dicendo: “Questa cosa è troppo bella per essere vera! Signore, aiutami a credere che questa infinita bellezza è veramente possibile!”. Nell’incredulità di Tommaso c’è una preghiera, quella di chi si riconosce ancora debole e chiede a Dio di aumentare la propria fede.

Dovremmo imparare a essere un po’ anche noi come il buon Tommaso: discepoli convinti della fede che professiamo, ma al tempo stesso lucidamente consapevoli che la nostra fede non è mai abbastanza, che abbiamo continuamente bisogno dello Spirito Santo per sostenere e aumentare la nostra povera fede. Anche perché Gesù non si tira indietro, non fa lo sdegnoso, non rampogna il suo discepolo per le difficoltà che ha avuto nel credere. Gesù sa che la fede degli uomini è piccolissima e ha bisogno di essere continuamente rinforzata: perciò non fa una piega e invita il suo Tommaso a verificare di persona. E improvvisamente Tommaso non ha più bisogno di nessuna verifica. Non mette veramente il suo dito nelle ferite di Gesù come diceva di voler fare, un po’ da sbruffoncello, ma gli si inginocchia davanti, china il capo e ritrova tutta la forza della sua fede. Gesù non si scandalizza dell’incredulità che ha avuto Tommaso e lo accoglie come se niente fosse accaduto. Tommaso è così uguale a quel figlio della famosa parabola che, dopo aver sperperato la sua parte di eredità, ha bisogno di tornare da suo padre per tornare nel suo amore. E Gesù è così uguale al padre di quella stessa parabola, che nemmeno sta ad ascoltare le scuse del figlio che torna, ma sollecita i suoi servi a vestirlo subito come un principe e a preparare una festa memorabile per il suo ritorno. Se fossimo anche noi come Tommaso, capaci di riconoscere la scarsità della nostra fede e decisi a cercarla veramente, avremmo guadagnato un posto di riguardo nel regno dei cieli!

(A. M. Argine)


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SYN-n.-32-7-aprile-2024

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