VI Domenica di Pasqua

Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico della Chiesa

Dare testimonianza. Testimoniare. Questo è il tema centrale di questa domenica. Un tema difficile e scomodo anche solo pensando alla traduzione in greco della parola “testimone”: martyr. Essere martiri vuol dire essere testimoni di qualcosa, essere martiri vuol dire realizzare concretamente nella propria vita ciò che è stato visto e udito e in cui si è creduto. E noi, che cosa abbiamo visto, che cosa abbiamo udito? In cosa abbiamo creduto? Cosa ci ha offerto di tanto convincente e forte il Signore Gesù perché noi ne diventassimo testimoni? Una cosa sola: l’amore. Un amore incondizionato, totale, irrevocabile, come è stato il suo che ha regalato la propria vita per tutti. Testimoniare la nostra fede non significa altro che amare. Chi ama è un testimone di Dio. Chi ama è sempre un martire. Quello che siamo chiamati a testimoniare non è certo l’amore facile, divertente, intrigante, sensuale o malizioso delle soap opera o delle fiction. Non è neppure l’amore passionale e sentimentale che attira l’uomo e la donna. Tutti questi amori sono palestre che Dio ci ha donato per esercitarci, ma non sono amori definitivi perché obbediscono prima di tutto al bisogno individuale di essere accolti, accuditi, coccolati. Sono esercizi di amore vero, sono percorsi di maturazione verso l’amore autentico. Essere veri testimoni d’amore è una cosa molto meno divertente e molto più brutale e radicale. Significa regalare senza limiti la propria vita agli altri, significa rinunciare alla propria vita per gli altri. Non esistono mezze misure: o si regala la propria vita a chiunque ne ha bisogno o non si ama. O si dona la propria vita a chi ne ha bisogno o non si è testimoni di un bel niente. Punto.

(A. M. Argine)


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