II Domenica dopo Pentecoste


L’ansia. Quanta ne abbiamo ogni giorno, quanta ne produciamo, per noi stessi e per gli altri. Tutto è ansia: dalle grandi e gravi vicende del mondo alle piccole e minute preoccupazioni che punteggiano la nostra vita quotidiana. Tutto è ansia, tutto quanto “fa” ansia: le piccole, medie e grandi croci che piovono sulle nostre povere spalle ci procurano ansia. Gesù oggi si rivolge proprio a noi, sempre cosi ansiosi, e ci dice: “non state in ansia”. Sembra quando placò il mare in tempesta e stupì i suoi discepoli, che si chiesero chi fosse quell’uomo a cui il mare e il vento ubbidivano. Oggi Gesù parla a quel mare in tempesta che è la nostra ansia e le dice: “càlmati!”. Sul mare di Tiberiade la tempesta lo ascoltò e si calmò. E noi vogliamo essere peggiori di quella tempesta e non ascoltare il suo invito? Vogliamo lasciare spazio all’ansia, che è fatta apposta per farci stare male e fa di tutto per tenerci alla larga da Dio, che ci assicura di non abbandonarci? Ma non sarà che l’ansia sia una trappola del demonio, che ci sibila: “se non ci pensi tu non ci pensa nessuno”?

A. M. Argine


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