III Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore


C’è questo Nicodemo, un fariseo, anzi un capo dei farisei, che evidentemente è incuriosito da Gesù, ma non vuole che si sappia in giro. Così va a cercarlo di nascosto, di notte, per parlargli. Non è un fariseo nel senso peggiore del termine: le sue intenzioni sono oneste e lui stesso sembra essere un uomo pacifico e desideroso di cercare la fede. Tanto è vero che esordisce con un’affermazione: “sappiamo che sei venuto da Dio come maestro”. Viene subito da chiedersi: se Nicodemo (e non solo lui, visto che usa il plurale) sa che Gesù è venuto da Dio, non è forse già a posto così? Non ha forse già compreso tutto? Non ha già tutto quello che serve per credere? A che pro darsi il disturbo di uscire di notte e andare alla chetichella a cercare Gesù? La risposta ce la dà lo stesso Gesù: non basta “sapere” che Lui è venuto da Dio. Credere non è sapere: credere è “rinascere da acqua e Spirito”. Cosa significa? Significa che credere in Dio è uno sconvolgimento tanto potente nella vita dell’uomo che è come farlo morire e farlo rinascere. Nella fede muore tutto ciò che allontana da Dio e rinasce tutto ciò che avvicina a Dio. Nascere dall’alto, come dice Gesù. Se basiamo la nostra fede credendo in quello che sappiamo, siamo già morti perché abbiamo elevato il nostro sapere a nostro dio personale. Se invece proviamo a basare la nostra fede sapendo in quello che crediamo, abbiamo già iniziato a rinascere dall’alto. Non credo in quello che so, ma so quello in cui credo.

A. M. Argine


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SYN-n.-47-15-settembre-2024

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