V Domenica di Quaresima
Domenica di Lazzaro
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SYN-n.-76-6-aprile-2025Domenica di Lazzaro
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SYN-n.-76-6-aprile-2025Quelle di Gesù non sono mai parole di condanna nei confronti dell’uomo: ciò che viene condannato è sempre il peccato, mai la persona. L’invito che ci rivolge il Signore Gesù è quello di affinare il nostro sguardo, di non fermarci alle apparenze e di osservare in profondità: oltre lo schermo dei limiti umani si trova sempre l’abbraccio misericordioso della vita eterna, e il dono che abbiamo ricevuto è il dono della capacità di vedere questo traguardo. […]
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Gesù non usa mezzi termini, non indora la pillola: ci dice chiaramente che siamo ben lontani da Lui finché ragioniamo con la miope prospettiva terrena di chi crede di avere in tasca la verità, di essere un “giusto”, solo perché ogni tanto legge la Bibbia, va Messa tutte le domeniche e osserva i precetti. Tutto questo non basta per essere “giusti”: giustizia è rivoluzionare nell’amore tutta la propria vita tutti i giorni della settimana, non solo la domenica. […]
“Qui non c’è quasi niente, siamo in mezzo a un deserto” dicono a Gesù i suoi discepoli guardando quella folla di cinquemila uomini, più le donne e i bambini, forse sette o ottomila persone in tutto, gente che è andata lì affamata di speranza per ascoltare Gesù, ma che adesso è fisicamente affamata ed è stanca. Quante volte nella vita mi sento come in mezzo a un deserto, dove tutto è arido, dove in giro non c’è niente di buono, dove non vedo altro che inadeguatezza, scarsità, inutilità. Frugo dentro di me e tutto quello che ho è un pezzetto di niente, dimmi come faccio a sfamarmi e a sfamare tutta la gente che c’è qui intorno, gente che aspetta da me del cibo, o almeno una parola buona, un sorriso, qualcosa insomma che non ci faccia morire tutti di fame in questo maledetto deserto. Beh, proprio come alle nozze di Cana, basta fare qualunque cosa dica Lui di fare. E mica chiede la luna, no: tutto quello che chiede è dargli il quasi niente che abbiamo. A trasformare quel quasi niente in un’abbondanza esagerata di cibo, di gioia, di amore, ci pensa Gesù. Io devo solo dargli il mio quasi niente.
(A. M. Argine)
Quella del cieco è una figura che non può non suscitare tenerezza. Gli danno tutti addosso ed è invece una delle figure più serafiche e pacifiche dei Vangeli. Partono subito in quarta i discepoli di Gesù, che tanto per cominciare danno per scontato che o lui o i suoi genitori devono aver combinato qualcosa di grosso per essere conciato così. […]
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