Seconda Domenica di Quaresima
Domenica della Samaritana
Tre parole, e Gesù ti rivolta come un calzino. Tre parole: “Dammi da bere”, dette da un giudeo a una samaritana. Intanto un giudeo che rivolgeva parola a una samaritana – addirittura per chiederle aiuto! – era una cosa impensabile, come due vicini di casa che sdegnosamente non si salutano più da anni e improvvisamente uno comincia a salutare l’altro, magari con un sorriso. Roba da matti. In più, questa samaritana aveva pure una reputazione discutibile, anche perché al pozzo a prendere l’acqua lei ci va a mezzogiorno, quando il sole picchia e non rischia di incontrare qualche pettegola o qualche sapientone che la guarda schifato con la puzza sotto il naso.
Tre parole, dammi da bere, che prima danno inizio a uno strano dialogo pieno di sorprese e poi arrivano persino a far dimenticare alla donna la sua acqua e la sua reputazione: pianta lì la sua anfora e vola a cercare i suoi compaesani, quelli che faceva di tutto per evitare, e gli grida in faccia: ho incontrato la Verità!
Quale Verità ha incontrato questa donna, tra l’altro una donna intelligente che nel suo dialogo dimostra di saperne non poco sulla teologia del suo tempo? Quale Verità l’ha rivoltata come un calzino? Ha incontrato l’unica Verità possibile: è una Verità che non perde tempo a spettegolare sui suoi cinque mariti e sul suo amante attuale, è una Verità fatta di un’acqua che zampilla per vita eterna e che disseta grazie all’amore totale di Dio per ciascuno dei suoi figli. E così la nostra samaritana scopre che esiste un’eternità anche per lei, un’eternità già scritta dentro di lei e che non sapeva nemmeno di avere, scopre il suo grande paradiso in mezzo a tutti i suoi difetti, i suoi errori, le sue piccolezze. Tutto perché un giudeo stanco e affaticato si era seduto presso il pozzo e le aveva chiesto un po’ d’acqua, mica la luna.
(A. M. Argine)
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